venerdì 7 dicembre 2012

Miracolo a Fumane


Abbiamo un Cementificio con i forni più vecchi d’Italia.
Utilizza come combustibile il Pet coke che a Taranto è stato vietato dall’Aia del Governo.
Smaltisce rifiuti industriali, tra cui le ceneri pesanti, (e per fortuna che con i nostri ricorsi le abbiamo diminuite da 80.000 a 12.000 tonnellate l’anno) che contribuiscono a determinare la concentrazione dei metalli pesanti cancerogeni nelle PM10.
Emette da solo 1.200 tonnellate all’anno di Ossidi di Azoto (senza contare quello dei camion), quando tutte le industrie di Verona non arrivano a 1.000.
Dai suoi 57 Punti di Emissione escono 100 tonnellate di polveri l’anno.

eppure con l’inquinamento dell’aria il Cementificio non c’entra

L’indagine Epidemiologica è costata finora 70.000 Euro, tutti pagati da Cementirossi e l’aria di Fumane migliora ogni giorno di più.

I grafici sono stati presi dallo studio, a voi il commento...


Andamento temporale dei RR di "utilizzo ricorrente di farmaci" nel comune di Fumane rispetto a Mezzane di Sotto nel periodo 1999-2008 e p-values per il trend lineare.






Fumane, «I disturbi respiratori?
Non si può incolpare Cementirossi»

FUMANE. Parla il direttore dell'Istituto di Epidemiologia dell'Università, curatore dell'indagine sanitaria sulla popolazione. Secondo il professor de Marco, il confronto dei dati sulla salute dei fumanesi con quelli di Mezzane non evidenzia differenze significative in termini di rischio per le malattie

Fumane. Fumane non ha un'aria peggiore di altri paesi e i problemi di salute dei fumanesi, per quanto riguarda le vie respiratorie, non sono diversi da quelli di altre zone. E, soprattutto, non si possono addossare alla Cementirossi. Questa è la conclusione dell'analisi compiuta dal professor Roberto de Marco, direttore del settore Epidemiologia clinica e Statistica medica dell'università di Verona, sulla «Indagine epidemiologica sullo stato di salute respiratoria della popolazione» fumanese, condotta dallo stesso docente insieme al ricercatore Alessandro Marcon e a un comitato scientifico. Un'indagine che merita un approfondimento perchè, se è vero che nella prima parte, dedicata agli uner 14, come spiega il professor de Marco, «le conclusioni ci sono, è nella seconda parte che aumentano i punti di domanda» tanto che «si può giocarla come si vuole: se si vuole dire che la situazione è colpa del cementificio, si può anche dirlo ma dal punto di vista scientifico è uno studio troppo specifico per arrivare a conclusioni così nette».  Una premessa: come sta scritto sulla relazione dell'università, «le evidenze attualmente disponibili sul livello di inquinamento prodotto dal cementificio di Fumane non segnalano emissioni superiori a quanto previsto dalla normativa vigente».  I risultati finali saranno pubblicati nel 2013 ma quello che è emerso fino ad oggi non permette di rispondere alla domanda iniziale: ci sono evidenze per affermare che la vicinanza al cementificio e l'esposizione a inquinanti atmosferici costituiscono un rischio per la salute dei fumanesi? Il gruppo di lavoro di Epidemiologia ha confrontato gli indicatori di salute di chi abita a Fumane con quelli di un idoneo comune, Mezzane di Sotto, con caratteristiche geo-demografiche ed economiche simili, eccetto che per la presenza del cementificio. «A dare conferma della bontà della nostra scelta», continua De Marco, «sono stati i dati sulla mortalità: nel periodo 1999-2000 i cittadini di Fumane e Mezzane hanno avuto una mortalità, per tutte le cause, del tutto simile. Abbiamo iniziato dai soggetti in età pediatrica, cioè dai 3 ai 14 anni. E l' indagine è stata molto partecipata: il tasso di risposta è del 90 per cento.  Quello che si evince da questa prima parte dell'indagine è che i bambini di Fumane capoluogo hanno esclusivamente dei livelli di sintomi legati alle irritazioni agli occhi più alti rispetto a quelle di Mezzane (vedi grafico sotto). Insomma, non c'è grande differenza tra la salute dei bambini dei due capoluoghi». Mentre la raccolta dati per la seconda parte dello studio procedeva a rilento («Con gli adulti», ammette il ricercatore Marcon, «abbiamo avuto difficoltà e siamo arrivati a meno del 50 per cento di risposte») è stato fatto un altro studio, esclusivamente a Fumane.  «In collaborazione con le scuole», spiega De Marco, «abbiamo confrontato da una parte le assenze scolastiche e dall'altra la serie storica di giorni di inquinamento di PM10 (le polveri sottili). Risultato: a un aumento di PM10 viene associato un aumento di assenze. Questo vuol dire che la fonte di PM10 è l'industria? Non lo sappiamo. Ci hanno detto: se voi aveste studiato la stessa cosa in centro a Verona, sareste arrivati alle stesse conclusioni. Ma una cosa è dirlo in astratto; altra è mostrare i dati. Tuttavia questo risultato è solo un indicatore, non una misura vera di malattia. Quanto di questo è imputabile, tanto o poco, all'inquinamento, che deriva, ricordiamolo, anche dal traffico e dagli impianti di riscaldamento? La nostra ricerca non ci dà una risposta». Nell'attesa dei dati della popolazione adulta, la sezione di Epidemiologia ha confrontato i ricoveri e il consumo di farmaci in soggetti adulti (dai 20 ai 75 anni) di nuclei familiari di Fumane, Mezzane e frazioni fumanesi, che vivono in alcune corti, residenti lì almeno dal 1999. «Abbiamo notato», illustra ancora De Marco, «che a Fumane e nelle frazioni c'erano ricoveri per tutte le cause e patologie superiori a quelli di Mezzane, con un consumo superiore di farmaci. Ma anche qui, se guardiamo a fondo i dati (vedi box a lato), viene da chiedersi: la differenza nelle ospedalizzazioni e nel consumo di farmaci rispecchia una differenza di patologia nelle due popolazioni? A questa domanda risponderemo analizzando le risposte degli adulti, finora - dicevamo - arrivate al 50 per cento dei residenti. E poi, insieme all'Arpav faremo dei modelli per attribuire ai bimbi e agli adulti studiati una concentrazione media di esposizione ai fattori inquinanti del cementificio. Andremo a vedere se a una esposizione giornaliera agli ossidi di azoto (NOx) corrispondono incrementi nei sintomi. E saremo in grado di dare risposte definitive».

Giulio Brusati



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