domenica 23 dicembre 2012

Antenna e centrale a biomasse Nascono i comitati di protesta


SAN PIETRO IN CARIANO. Affollata assemblea pubblica per discutere di due potenziali fonti di inquinamento. Già avviata una raccolta di firme che continuerà oggi e domani, dopo le festività una delegazione con mamme e bambini andrà dal sindaco e le consegnerà

L'Arena, Sabato 22 dicembre 2012

San Floriano non vuole l´antenna nel parco giochi e la centrale a biomasse in zona industriale. Per i comitati spontanei che stanno nascendo nella frazione carianese si tratta ora di trovare le forme di protesta più efficaci per informare e sensibilizzare i cittadini su quella che ritengono essere una vera e propria emergenza ambientale. Intanto è già iniziata una raccolta di firme autogestita, con la presenza di banchetti in piazza a San Floriano oggi e domani.
Venerdì prossimo, il 28 dicembre, alle 11, una delegazione dei comitati, con mamme e bambini al seguito, incontrerà il sindaco Gabriele Maestrelli per consegnargli le firme raccolte fino a quel momento. Già, perché oltre ai timori per la salute dei loro figli, i genitori riuniti in comitato manifestano anche la loro rabbia per la mancata informazione preventiva da parte del Comune di San Pietro e per la scelta dei luoghi in cui stanno per essere realizzate le due strutture.
Giovedì sera nel teatro parrocchiale di San Floriano si è svolta un´assemblea pubblica, convocata dai dissidenti, per illustrare e dibattere su quanto sta accadendo nell´ombelico della Valpolicella. Quello che è emerso in particolare è che tra il traliccio della telefonia mobile, alta 20 metri, che Ericsson sta installando di fianco alle giostrine nella zona sportiva del paese e la centrale ad oli vegetali per la produzione di energia elettrica e termica, approvata a fine novembre dalla Regione Veneto nella zona industriale di San Pietro in Cariano, c´è poco da stare allegri in termini di salute. Alla discussione, aperta e franca, le motivazioni dei decisamente contrari si sono mescolate a quelle dei più cauti, soprattutto per quello che riguarda l´antenna del telefono nel parco giochi. «In fondo», ha premesso qualcuno, «abbiamo tutti un cellulare in tasca e se non prende ci arrabbiamo pure». Giorgio Ballarini gestisce il punto Vodafone a San Floriano: «Noi e i nostri figli nuotiamo costantemente in un mare di onde elettromagnetiche», ha aggiunto, «e un ripetitore in più non cambia di molto le cose. Oggi, tra l´altro, le comunicazioni tra ponte e ponte passano spesso per fibra ottica, che viaggia sotto terra. Quindi, se c´è un motivo, seppure debole, per evitarne la costruzione, è che quel traliccio in mezzo al parco giochi sarà decisamente brutto da vedere».
Per il medico di base, Giovanni Beghini, del comitato: «Le preoccupazioni non finiscono mai». «Non è accettabile la costruzione di un ripetitore di radiofrequenze in prossimità di un parco frequentato da bambini, mamme e da persone ancora più sensibili della media ad ogni alterazione ambientale. Sono in corso molti studi sulla tossicità dei campi elettromagnetici e in molti di essi si sostiene la dannosità per la salute umana. In questo caso è fondamentale rispettare il principio di precauzione. L´articolo 32 della Costituzione sancisce che la Repubblica tutela il diritto alla salute».
Più compatto il gruppo dei decisamente contrari alla centrale a biomasse, che sarà costruita dalla Svicat Energy Spa nella zona industriale di San Pietro, sul piazzale della carpenteria metallica Beghini Spa. L´impianto per la produzione di energia elettrica da immettere in rete e termica (in parte ceduto alla Beghini) avrà due motori a combustione interna alimentati con olio vegetale grezzo e svilupperano una potenza elettrica di 840 Kilowatt ora, per una potenza termica di 2.002 Kw/h. «Una centrale le cui emissioni», ha spiegato Beghini, «corrisponderebbero a quelle di una equivalente centrale a petrolio per quantità di particolato, di metalli pesanti e di idrocarburi policiclici aromatici, con in più residui di pesticidi. La sua potenza (e le relative emissioni) sarebbe pari a quella di 7-8 camion che andrebbero a pieno regime giorno e notte, con un rumore emesso di 50-70 decibel. Inoltre non risponde a nessun bisogno di energia del paese e tantomeno del comune».
E ha aggiunto: «L´olio di colza, con cui sarebbe alimentata, è completamente estraneo alla nostra agricoltura e dovrebbe essere importato con ulteriore inquinamento dovuto al suo approvvigionamento. Il bilancio energetico di questa operazione, quindi, è assolutamente in perdita. Il vantaggio è solo economico, per chi costruisce la centrale, che sfrutta gli incentivi di una legge inadeguata. Senza considerare anche il danno di immagine che arrecherebbe ai prodotti tipici del nostro territorio».
L´ingegnere Andrea Rossignoli, indipendente e chiamato dal comitato, ha spiegato che una centrale ad olio vegetale se non altro è meno inquinante di altre a combustibile fossile. «Produce meno zolfo», ha assicurato, «i fumi della combustione dell´impianto carianese verranno depurati, nel rispetto dei limiti di legge (assicura la Svicat), prima di essere immessi in atmosfera attraverso 2 camini di 11 metri. Sui fumi saranno inoltre effettuate due analisi all´anno».
L´impianto di San Pietro sarà in funzione 24 ore su 24. Rossignoli ha sottolineato: «Per quanto riguarda l´inquinamento acustico, non ci saranno disturbi per gli abitanti nelle vicinanze. Insomma la centrale ha tutte le caratteristiche per non essere impattante».
«Si tratta comunque di una tecnologia ormai superata», ha ammesso l´ingegnere, «i controlli sulle emissioni di fumo dovrebbero essere più frequenti di due volte l´anno e di sicuro non avrà ricadute positive sul territorio, anche dal punto di vista occupazionale. Il concetto di fondo poi, è che il nostro Comune prende delle decisioni senza avere le competenze necessarie e senza farsi consigliare. Accetta ciò che viene proposto senza riflettere sulle conseguenze sulla popolazione e sul territorio di pregio della Valpolicella. Inoltre non chiede delle agevolazioni per i propri abitanti, come l´utilizzo dell´acqua calda o la costruzione di opere che la sfruttino, come le piscine e le strutture sportive. Insomma, bisogna scegliere la tecnologia che produca il minor inquinamento possibile e fornisca più benefici possibili ai cittadini».

Gianfranco Riolfi

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