lunedì 25 luglio 2011

Terra Viva per il Soavecru

Tratto da Il Valpolicellese: http://www.ilvalpolicellese.it/articoli/3596

Sedici piccole aziende vitivinicole collaborano con il gruppo Terra Viva per esprimere al meglio i suoi territori, nel nome della salvaguardia dell'ambiente.

Il progetto Soavecru unisce sedici piccole aziende vitivinicole pronte a rilanciare il Soave. Il termine cru deriva dal francese e indica un vigneto che produce uve di alta qualità e vino pregiato, ma l’assonanza con il termine inglese crew, ovvero “banda, combriccola” non tradisce del tutto il senso del progetto. Soavecru è, per estensione, anche il nome dell’associazione autonoma di piccoli produttori che lavorano nei vigneti e nelle cantine per esprimere al massimo le potenzialità del Garganega nelle aree collinari e pedecollinari del Soave Classico e dei Colli Scaligeri. "Abbiamo deciso di partire dalla nostra ricchezza - afferma Sandro Gini, presidente dell'associazione - ovvero la nostra esperienza e il nostro sapere, per condividerla con gli altri. Non vogliamo perdere le caratteristiche di viticoltori legati al proprio territorio, per questo nello statuto vi è l'obbligo di rimanere aziende di piccole dimensioni”.

La scelta di creare una sinergia e lo sposare i valori di mantenere un luogo sano e ben conservato mettono in stretta relazione Soavecru e il gruppo Terra Viva, condividendo l’obiettivo di diffondere conoscenze e tecniche tra tutte le aziende che guardino alla salvaguardia dell’ambiente e alla salute di chi ci vive. Grazie infatti alla confusione sessuale e all’uso del bacillo thuringiensis si può rendere il vigneto sempre più amico dell’ambiente e inoltre sono in via di sperimentazione tecniche innovative con l'uso di oli essenziali provenienti da Israele mentre in cantina si lavora per l'eliminazione dell'anidride solforosa. A novembre partiranno dei corsi di formazione aperti a tutti tenuti da Terra Viva che porta anche nel villafranchese il suo know-how. Soddisfatto del progetto, Carlo Tessari, sindaco di Monteforte d’Alpone ci tiene a precisare che il suo Comune “lo scorso autunno si è fatto conoscere per i tristi fatti di cronaca legati all'alluvione; ora vogliamo riaccendere una speranza”. Lancia quindi l’idea che Palazzo Vescovile diventi la sede permanente per la valorizzazione dell’energia locale. Appuntamento quindi ai primi di novembre per l’inizio dei corsi di formazione per partire dai banchi a studiare i metodi che saranno portati poi fisicamente tra i vigneti.

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